venerdì 17 aprile 2015

La demenza lirica

Era un po' che non ci si sentiva, eh.
... "Meno male" in che senso?

Vabbe'. Grazie, eh. E io vi riscrivo lo stesso, che tanto.
Oooh. Lo spuTo mi arriva da questa pregevole immagine, che per noi cantanti lirici dovrebbe essere tipo un santino:
PRE. CI. SO.
e mi è venuto in mente che oh, gente, certi personaggi dell'Opera lirica sarebbero, nel mondo reale, un ottimo motivo per la riapertura dei manicomi. O per menarli fortissimo.

Calma e gesso, come dicono a Ortopedia. In che senso? Nel senso che ad alcuni di loro davvero gliene daresti tante, ma TANTE tante, altro che personaggi eroici e drammatici... Volete un po' di esempi? E io ve ne faccio tre o anche quattro. Mo', mettetevi comodi, che cominciamo con un bel botto:

ALFREDO GERMONT

Alfredo Germont, coprotagonista de "La Traviata" del buon Beppino Verdi, ahinoi, è un fessacchiotto patentato. Sì, sì, compare come se fosse chissà chi, ma guardiamoci in faccia: è un BAMBOCCIONE. Analizziamo un attimo la situazione:
  1. Alfredo viene introdotto, tramite il visconte Gastone, a conoscere Violetta, la giovine debosciata nonché malata GIA' dall'inizio dell'opera (!!!), e dopo un po' di testosterone ("Dai, fai un brindisi!" - "L'estro non mi arride..." Aspetta, un attimo, tira più un pelo di Violetta che una mandria di buoi! E parte il brindisi), le confessa di amarla da UN ANNO. Ora, io sono messo molto peggio di lui, eh, che sono capace di piangere per tre anni dietro una ragazza, ma santocielo, un minimo di dignità.
  2. Alfredo e Violetta vivono l'idillio: lui, chissà come mai, manco si chiede da dove cacchio arrivino tutti i soldi, e quando viene a sapere che Violetta sta vendendo tutto per mantenerlo, gli partono i cinque minuti. Da ora in poi il resto dell'opera è determinato dalle botte di "cinque minuti" di Alfredo;
  3. Arriva il PADRE di Alfredo, il quale prima dà più o meno della puttanazza a Violetta, poi diventa supplichevole e le confessa che: lui ha una figlia da sposare, ma siccome la gente mormora, fino a che Violetta e Alfredo staranno assieme la gente continuerà a parlare di come 'sta tipa abbia un fratello che convive con una puttanazza e signora mia, queste cose proprio non si possono fare, dai, poi cosa deve dire la Gina del quinto piano, e lo sa che la portinaia è una pettegola;
  4. Violetta, ovviamente, si saGrifica e decide che sì, dai, strappiamoci via il cuore, un rene e un pezzo di fegato, ciao eh Alfredo, stammi tanto bene e #amamialfredo;
  5. Alfredo legge un biglietto di addio e arriva la seconda dose di "cinqueminutidiAlfredo" (TM), a seguito dei quali prima trova Violetta e la ceffoneggia con delle banconote (id est: le dà della puttanazza pure lui) davanti a tutti gli amici, poi, visto che c'è, un bel duello col protettore di Violetta (si però pure te ce fai, a' Viole') e vabbe' per lui che rimane solo ferito (tra l'altro, a me il Barone Duphol sta sulle balle);
  6. Termine dell'Opera con Violetta che tira le cuoia tra le braccia di Alfredo, padre terribilmente pentito, pubblico che piange, gente che si lacera le vesti.
Alfre', dai retta, te la topa non la reggi, si direbbe in Toscana. Ma siamo dalle parti di Verdi, e Beppino, si sa, amava le grandi bombe di romanticismo... A proposito del quale, mi corre l'obbligo di introdurre il secondo grande deficiente del melodramma:

RADAMES


Potrei raccontarvi tutta l'opera e anzi lo faccio (no, riassumo).
L'Egitto sta per essere invaso dagli Etiopi, e via, una bella guerra. Per comandare le truppe viene scelto Radames, condottiero di grande valore, innamorato di Aida, schiava etiope (occhio eh) figlia (all'insaputa degli egiziani) di Amonasro, re guerriero. Gli egiziani, ovviamente, vincono, ché se Radames tirava le cuoia al primo atto l'opera finiva un tantino in anticipo, Amonasro viene catturato ma sotto false vesti, e nessuno lo riconosce: oh, mica avevano Google images. E fin qui.
Già dal primo atto però si capisce benissimo quale elevato QI abbia il nostro, quando, parlando tra sé e sé, esordisce con:
"E a te, mia dolce Aida, tornar di lauri cinto, dirti:
per te ho pugnato, per te ho vinto!!!"

... E' etiope.
Le stai sterminando i compatrioti.
E te ne vanti anche.

No, sei un genio. Un genione, proprio.

I casini cominciano quando a) Aida riconosce il padre ma non lo sputtana e b) il Faraone, accidentallui, decide di dare in pasto PARDON in sposo Radames a sua figlia Amneris (follemente innamorata del nostro genio), con il beneplacito del gran sacerdote Ramfis, che è una cosa tipo Tarcisio Bertone. Si diceva di casini, perché ovviamente Amneris sa benissimo che Aida (altro premio Nobel) è cotta persa dello Stephen Hawking del Nilo (gliel'ha detto lei, la ggggeniaccia) e quindi trama trama trama ordisci.

I casini diventano ANCORA più casinisti quando Aida strappa con l'antica tecnica del frullar di ciglia femminili i piani di guerra a Radames. E naturalmente, il tutto avviene in presenza di Amonasro (nascosto) e Amneris, la quale OVVIAMENTE arriva in scena quando Radames apre la bocca e le dà fiato a vuoto, cosa nella quale è forse più bravo che a mulinar spade. Insomma, Radames in galera, Amonasro in fuga, il Faraone incazzato nero, Ramfis non ne parliamo.

Finale: Amneris pentitissima dopo la botta di isteria, Ramfis chi lo ferma più, Radames accusato di tradimento TACE per tutta la durata del processo (niente da fare, oh, un QI così alto non è calcolabile), condannato a morir di fame. Il finale in realtà è molto positivo, perché Aida si intrufola nella tomba di Radames e i due muoiono nell'idillio dell'aMMore, risparmiando al pianeta Terra la presenza degli eventuali eredi di siffatta coppia di supercervelli.

E vi potrei parlare del trust di cervelli in Trovatore, sordida storia di fratelli scambiati, madri che si vogliono vendicare da generazioni e scaricano tutto il peso sui figli, casini su casini, oppure che ne so, di Madama Butterfly, dove tra quel maiale di Pinkerton e una povera quindicenne non tanto a posto con il cervello potremmo raccontarne di cose, ma no, io NO. Io vado OLTRE e vi parlo di pressoché tutto il cast di

TURANDOT


Che secondo me, Puccini, quando è arrivato dove è arrivato, ha detto a sé stesso "Ma io piuttosto che finirla, 'sta cosa, tiro le cuoia" e infatti ha steso i tacchi lasciandola incompleta.

Qui, guardate, la trama manco ve la racconto, perché si risolve in tre cosette brevi brevi. Tutto il casino si incentra su tre inarrivabili esempi di supremazia intellettuale:

  • Turandot, figlia dell'Imperatore della Cina. Costei, discendente di una principessa chiamata Louling, ahilei violata e uccisa dal re dei Tartari, ne è anche la reincarnazione. E seguendo il mai abbastanza replicato motto "gli uomini so' tutti dei maiali signora mia" (e siccome è di  una bellezza al limite del letale, costantemente circondata di pretendenti), segue una pratica di corteggiamento alquanto, uh, singolare: chi vuole sposarla deve rispondere a tre enigmi. Se ne canna uno, TRACCHETE via la testa. A Pechino i boia li svendevano un tanto al chilo, insomma 'sta qui ha tipo fatto un genocidio e se ne stravanta;
  • Liù, schiava comune, la mettiamo in lista perché anche lei è abbastanza genietto: si innamora del coprotagonista (mo' ne parliamo, state là) perché qualcosa come ANNI PRIMA le aveva sorriso, e così rimane, bella congelata nel suo lovelove senza speranza. E fin qui, salvo il fatto di essere più o meno - in realtà - il personaggio migliore dell'Opera, visto che almeno lei ha il coraggio di prendersi cura del padre del vero ERORE (no Eroe, no: EroRe) della storia, e sacrificare realmente la vita senza sbiancare e farsela addosso come il VERO GENIO INARRIVABILE DELL'OPERA LIRICA: signore e signori, il principe CALAF.
  • Calaf, si diceva, è talmente GENIALE, ma talmente GENIALE, che - dopo aver finalmente ritrovato il padre e mollato là Liù, che magari è pure bona, ma ahilei schiava e quindi muta, serva, e cucimi i calzari, assiste impotente alla STRAGE perpetrata dalla giovine principessa sul giunco (piselli a Pechino non se ne coltivavano ai tempi) e giustamente s'incazza. E s'incazza tantissimo, oh, che ora vengo là, te ne dico quattro, andiamo, ESCI DA QUELLA FINESTRA E MOSTR- oh ok, sono innamorato e la voglio, ora ci penso io e affronto la prova, e la vinco pure. Imperatore, Ping Pong e Pang (don't ask), levatevi da mezzo, questa la prendo io, ciao ciao statemi bene tante care cose.
    ...
CIOE'.


Famme capi': tu vedi che 'sta qui è tipo una cacchio di serial killer, ti (giustamente) imbestialisci, ma appena compare BAM!, ti innamori così perdutamente da rincoglionirti del tutto. E non contento, vinci la prova e invece che GIUSTAMENTE pretendere che - diciamocela tutta - te la dia là sul posto, no!, fai il grande e sottoponi lei a una prova: indovina come mi chiamo e mi potrai ammazzare.
... Ma porco Ifrit...

Che va bene che chiamarsi Calaf e non Mario alza di molto le tue probabilità di vittoria, ma Madame Stronzesse è la figlia dell'Imperatore e può più o meno tutto quel che vuole... E infatti, Sua Gentilezza che fa? Chiama TUTTO IL POPOLO DI PECHINO e dice testualmente, oh gente, cacciate il nome o vi faccio fuori tutti. Un fiore di bontà, proprio. E ci rimette le cuoia la piccola Liù, la quale peraltro esce di scena non senza prima far sentire Sua Mattanza un po' un gran pezzo di merda, diciamocelo.

E sportiva, Tury, anche. Cinque secondi prima di perdere è là che incombe su Mister SuperGenio pregustando l'ennesima decapitazione, e cinque secondi dopo è ai piedi di paparino a frignare "gne gne gne, non mi piace, non voglio perdere, il gioco è mio e mi voglio portare via il pallone, dai papino digli di no di no di no!!!"

E allora sei stronza, eh.

Vabbe', il pippone di oggi l'abbiamo fatto. Magari la prossima volta vi parlo dei personaggi che invece ce n'è, eh se ce n'è.

PS sì, quello delle gif animate sono io. Magari poi ne farò delle altre.

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